PILATES - Pilatitudes – pilates più la tua attitudine uguale risultati mente-corpo
#0 FEBBRAIO 2020

dI Rossella Pruneti.

Perché io, bodybuilder, parlo di Pilates

Non sono una tuttologa, soprattutto nello sport e in generale nella vita. Il mio unico sport è e sarà sempre il bodybuilding. Alla base, la mia vita è e sarà sempre il bodybuilding.

Pilates & Bodybuilding. Basta premere l’interruttore e fare uno “switch mentale”.

Non si concilia. Eppure, rappresenta un’esperienza da fare o un complemento da abbinare. Non saprei bene come nella programmazione dell’allenamento dell’atleta di bodybuilding avanzato, perché noi lavoriamo in maniera tanto specifica e intensa i gruppi muscolari ed è cosa buona e giusta secondo la Fisiologia non tornare ad allenare un gruppo muscolare prima del suo recupero. Nel Pilates non puoi sezionare un muscolo, quando esegui un esercizio minimo ce ne sono 4-5 coinvolti, come dico alle mie clienti: “Nel Pilates c’è sempre il pacchetto completo”, e nel pacchetto non hai solo il “core” sempre incluso (muscoli addominali e della bassa schiena) ma addirittura la “powerhouse” (muscoli addominali e della bassa schiena, flessori dell’anca, muscoli dei glutei e dei quadricipiti). Io stessa sono perplessa su come inserire i miei personali allenamenti di Pilates per non interferire con il bodybuilding… e finisce che non li inserisco. Perdendomi un bel po’ di benefici del Pilates per non perdermi l’ipertrofia muscolare del bodybuilding (che amo). Devo però dire che una piccola esperienza di Pilates dovrebbe fare parte del bagaglio del coach di bodybuilding per approfondire la conoscenza del nostro sport operando lo “switch mentale” (cambiare temporaneamente il proprio atteggiamento mentale, in parte la propria filosofia d’allenamento) che occorre fare tra queste dicotomie: Mai arrivare a sentire dolore muscolare, al massimo “impegno” (garantisco che si suda tanto!) / Dolore muscolare ricercato e apprezzato. Detto all’Inglese, “Gain without Pain” contro “No Pain, No Gain”. (Joseph Pilates parlava proprio di noi culturisti: “Non devi fare come nel bodybuilding Coinvolgere più gruppi muscolari al tempo stesso con un’attenzione a movimenti “funzionali” e, oserei dire, “terapeutici” / Lavoro monoarticolare e specifico, quasi di “bulino e cesello” con un’attenzione maniacale alla perfezione dei particolari. Focalizzare l’attenzione sul movimento delle articolazioni / sentire i muscoli che si contraggono. E il fatidico legame mente-muscolo che permea tutto il bodybuilding ma è difficile da sdoganare al frequentatore di palestra mentre riesco a farlo notare tanto facilmente sul reformer (una delle macchine del Pilates) anche alla cliente casalinga!

Perché il Pilates può dare molto – anche se non ci dà i muscoli ipertrofici che amiamo.

Come istruttrice bodybuilder, il Pilates mi ha catapultato in una dimensione appagante. Posso lavorare sulla muscolatura (e con la mente) dei clienti senza incontrare le consuete resistenze e paure di ottenere un fisico non gradito. Posso fare capire in modo del tutto pratico il potere della visualizzazione (tipo visualizzare l’esecuzione dell’esercizio prima di eseguirlo concretamente) e della fiducia in sé stessi. La barriera della cliente di Pilates a questo riguardo è abbassata perché… non ha altra scelta. Se faccio eseguire un esercizio che richiede equilibrio e coordinazione, è impossibile farlo se non ti concentri e non visualizzi mentre purtroppo in sala pesi sono troppi gli istruttori e i clienti che fanno eseguire meccanicamente i movimenti perché, per fortuna o purtroppo, nel bodybuilding puoi eseguire alcuni esercizi da automa (senza mente) e “farla franca”.

Inoltre, mentre con il bodybuilding nessun cliente o allievo ti dice di provare benessere durante una serie portata a cedimento muscolare e il cliente o allievo è felice molti mesi dopo guardando il risultato allo specchio, con uno spine stretch le persone si sentono bene e sorridono già alla prima lezione. Voglio sottolineare una cosa: Joseph Pilates, l’inventore, non inventò niente con un lampo di genio. Usò quella “immaginazione sintetica che è usata quasi sempre e che assembla varie cose in una nuova. Questo non per toglierli il merito, ma per sottolineare che il Pilates è qualcosa che già era nel bodybuilding e che ci siamo lasciati sfuggire. I primi corsi di cultura fisica venduti per corrispondenza a chi si allenava a casa negli anni ’40 e seguenti del XIX secolo erano basati sulle molle (tensione dinamica) e su esercizi isometrici. Ahimé… non abbiamo saputo impacchettare il nostro metodo e proporlo? Temo. C’è da dire infatti che se operi lo switch mentale di cui parlavo prima (assolutamente obbligatorio farlo), per un istruttore di bodybuilding è piuttosto facile padroneggiare il Pilates… mentre non è raro che tra le mie nuove colleghe istruttrici di Pilates ce ne siano di quelle che mi confidano di non conoscere bene il nome dei muscoli. Come atleta bodybuilder, il Pilates è un momento di goduria che dovete provare senz’altro. Noi bodybuilder, con tanta muscolatura e capacità di apprezzare l’orgasmico pompaggio, proviamo il piacere di una giostra del Luna Park salendo sul Reformer o lavorando con le molle e il trapezio del Cadillac (altra macchina di Pilates). Personalmente, il Pilates con la macchina Cadillac mi riporta alla mia infanzia che coincide con l’infanzia del nostro sport: il circo. A cinque anni affascinata dal fisico muscoloso volevo diventare una circense, proprio come erano i primi spettacoli di cultura fisica. Lo stesso Joseph Pilates ha lavorato a lungo nei circhi. Anche se alla mia età non credo di intraprendere tale carriera, pensare di mantenermi così flessibile ed entusiasta delle capacità del mio corpo mi dà buonumore e una prospettiva di invecchiamento “sostenibile” (pilates + bodybuilding come anti-aging!).